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Dazi: De Ruvo (Confetra), dopo accordo occorre lavorare su nostre debolezze
28/07/2025 19:46
Dazi: De Ruvo (Confetra), dopo accordo occorre lavorare su nostre debolezze
MILANO (MF-NW)--"La notizia dell'accordo sui dazi tra Unione Europea e Stati Uniti contribuisce a ridurre un clima di incertezza che penalizza imprese e investimenti. Questo lungo negoziato ha evidenziato la fragilità dell'Europa, schiacciata tra Stati Uniti e Cina. Per uscire da questa situazione occorre ora intervenire sulle nostre debolezze, a partire dalle barriere commerciali interne che continuano a ostacolare il pieno sviluppo del mercato unico e, con esso, la nostra capacità di stare al passo con le grandi economie globali".
Lo dichiara Carlo De Ruvo, presidente di Confetra, commentando l'intesa commerciale raggiunta tra Bruxelles e Washington. "Secondo il Fondo monetario internazionale", prosegue De Ruvo, "le attuali barriere interne equivalgono a un costo ad valorem del 44% per i beni manifatturieri e addirittura del 110% per i servizi. Sono costi nascosti che si riflettono in minore concorrenza, prezzi più alti, bassa produttività e redditi inferiori. La produttività complessiva dell'Ue è oggi più bassa del 20% rispetto agli Stati Uniti, e anche nelle economie europee più forti il reddito pro capite è inferiore di circa il 30% rispetto alla media americana".
Per Confetra, serve un cambio di passo deciso. "L'Fmi ci ricorda che una riduzione del 10% delle barriere interne al commercio e alla produzione multinazionale potrebbe generare una crescita del Pil europeo del 7%. Questo significa aprire i settori ancora protetti, liberalizzare i servizi, armonizzare le normative e ammodernare le infrastrutture di frontiera".
"L'Europa ha le carte in regola per rafforzare il suo ruolo nello scenario globale", conclude De Ruvo, "ma servono scelte coraggiose e riforme strutturali. Il mercato unico deve tornare al centro della strategia europea: è lì che si gioca la vera sfida della competitività e dell'autonomia industriale del nostro continente".
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TOP NEWS ESTERO: euro perde quota, mercato apre occhi su accordo con Usa
28/07/2025 19:31
TOP NEWS ESTERO: euro perde quota, mercato apre occhi su accordo con Usa
MILANO (MF-NW)--L'euro si è deprezzato in maniera netta rispetto al dollaro, registrando la flessione più marcata da oltre due mesi, mentre l'ottimismo iniziale per l'accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti ha lasciato spazio alle preoccupazioni sull'impatto economico di dazi ancora elevati.
EURO PEGGIORE TRA VALUTE GLOBALI
La moneta unica ha perso oltre l'1%, la flessione più ampia dal 12 maggio, classificandosi come la peggiore tra le principali valute globali. Il dollaro, invece, ha guadagnato per il terzo giorno consecutivo, rafforzandosi contro tutte le valute del G10. Il risultato: il cambio euro/usd si è appena riaffacciato sotto quota 1,16. La prospettiva di un'intesa con Washington aveva spinto l'euro ai massimi da quasi tre anni la scorsa settimana. Ora però, l'attenzione si concentra sui rischi per l'economia europea, con dazi destinati a salire ai livelli più alti mai registrati nel Vecchio Continente.
ACCORDO SBILANCIATO, PIL PERDERA' QUASI UN PUNTO PERCENTUALE
"L'Europa ha evitato il peggio, ma si è legata a un accordo sbilanciato e rischioso, senza una via d'uscita chiara", afferma Nigel Green, ceo di deVere Group. "Gli Stati Uniti hanno ottenuto tutto il possibile". L'intesa lascia le esportazioni europee soggette a dazi ben più alti rispetto a quelli imposti dall'Ue sulle importazioni americane. Secondo la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, l'obiettivo è riequilibrare l'avanzo commerciale con gli Stati Uniti. Per il dollaro, è un fattore positivo: riduce i rischi inflazionistici e facilita nuove mosse di stimolo monetario. "Secondo i nostri modelli, riteniamo che questo livello di dazi indebolirà la crescita dell'Eurozona di quasi un punto percentuale rispetto allo scenario controfattuale, portando probabilmente la crescita quasi a un punto morto nei prossimi due trimestri", commenta infine Nicola Mai, economista e analista del Credito Sovrano di Pimco. Tuttavia, "l'impatto dell'incertezza della politica commerciale sul comportamento delle imprese è difficile da stimare e continueremo a monitorare attentamente i dati per valutare l'entità del rallentamento imminente e la probabile risposta politica".
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Dazi: Fini (Cia), conto salato per il Made in Italy agroalimentare
28/07/2025 19:28
Dazi: Fini (Cia), conto salato per il Made in Italy agroalimentare
MILANO (MF-NW)--Più che un accordo, l'intesa sui dazi al 15% sembra una resa. Ora l'export del Made in Italy agroalimentare verso gli Usa (7,8 miliardi di euro nel 2024) rischia grosse perdite in settori chiave come vitivinicolo, olio, pasta e riso, caseario, senza ottenere niente in cambio. Oltre all'impatto diretto, si corre il pericolo anche di un grave danno all'intero indotto agroindustriale, con pesanti ripercussioni sull'occupazione.
Questo il pensiero del presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, che commenta l'accordo fra la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen e il presidente Usa, Donald Trump. "Nonostante sia stata evitata la tariffa al 30%, resta una grande preoccupazione per l'impatto reale di questi dazi, ma prima di trarre conclusioni definitive vogliamo aspettare gli sviluppi dei prossimi giorni, con la definizione ufficiale delle liste doganali", continua Fini.
Secondo Cia, il rischio concreto di un calo dell'export è molto alto, con danni a comparti strategici e un aumento dei costi per le imprese italiane, che tenderanno a perdere margini di profitto oppure a dover trasferire parte di questi costi sui consumatori, rischiando di ridurre la domanda nel mercato Usa. L'effetto combinato di dazi e fluttuazioni del cambio euro-dollaro non potrà che aggravare l'impatto delle misure doganali, traducendosi in costi aggiuntivi reali per le aziende nazionali e rendendo meno competitivo il Made in Italy.
Per il vino, gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024. A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare lasciando strada libera ai competitor: dal Malbec argentino allo Shiraz australiano fino al Merlot cileno.
Per quanto concerne il mondo dell'olio, il dazio al 15% rischia di ridurre la competitività dell'extravergine italiano a favore di oli più economici provenienti da Paesi terzi che godono di tariffe più basse, come la Turchia, il Sud America o la Tunisia. Come conseguenza, il consumatore medio Usa sarà indotto a utilizzare altri oli, come quelli di semi tradizionali (girasole, soia, mais). Al momento, gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato extra-Ue per l'olio tricolore, con una quota di circa 100 mila tonnellate l'anno e un valore vicino a 1 miliardo, ovvero il 32% del nostro export. C'è paura anche perché questi nuovi dazi colpiranno trasversalmente tutti i principali Paesi produttori europei (Italia, Spagna, Grecia) con la conseguenza di un possibile eccesso di offerta sul mercato interno, che porterebbe a un deprezzamento generale dell'olio italiano.
Nel settore caseario, invece, i dazi colpiranno soprattutto i formaggi Dop come la mozzarella di Bufala, oltre al Pecorino romano utilizzato oltreoceano dall'industria alimentare per aromatizzare patatine in busta e altri snack. In pericolo anche pasta, riso e farine, tra i prodotti più amati dal mercato Usa, con un export annuo di circa 2 miliardi e quasi mezzo milione di tonnellate inviate oltreoceano. Anche in questo settore, secondo Cia, si rischiano potenziali ricadute occupazionali qualora i dazi non vengano mitigati con accordi o misure di sostegno.
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MARKET DRIVER: perchè i ribassi dell'azionario europeo non sorprendono (Anthilia C.P.)
28/07/2025 19:25
MARKET DRIVER: perchè i ribassi dell'azionario europeo non sorprendono (Anthilia C.P.)
MILANO (MF-NW)--Le prese di beneficio odierne sull'azionario europeo "sorprendono poco" Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, il quale puntualizza che:
1) "La firma di questo deal" tra Ue e Usa "leva un discreto ammontare di incertezza nel breve. C'era sempre il dubbio che Trump potesse tornare a farsi aggressivo con l'Ue, o potesse decidere di utilizzarla come capro espiatorio politico. O magari un irrigidimento delle posizioni europee portasse ad riemergere delle tensioni. Detto questo, qualunque accordo con Trump ha, in una certa misura, un carattere di provvisorietà, nel senso che lui può sempre decidere di stralciarlo in seguito, eventualmente dichiarando, per esempio, che l'Ue non sta adempiendo. Non sarebbe la prima volta (vedi primo accordo con la Cina).
2) Un accordo del genere era già in gran parte nei prezzi, in particolare dopo l'annuncio di quello giapponese.
3) In realtà quest'accordo non fa particolari regali all'Ue e al mondo. Come già osservato più di una volta, il consenso si era ormai assestato su una dazio medio del 12-15% sull'import Usa, ed è li che stiamo andando presumibilmente visto il tenore dei deal (10% GB, 15% Giappone e Ue, 19% Filippine e Indonesia, la Cina ancora in ballo).
4) Andiamo verso una settimana densa di eventi, con il Fomc, importanti dati macro (payroll, Ism, prima stima del Pil del 2 trimestre, deflatore di giugno, Pmi ufficiali cinesi) e le trimestrali di 159 aziende dell'S&P 500 e 113 dello Stoxx 600".
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FOCUS: euro perde quota, ottimismo su accordo con Usa lascia spaziona timori
28/07/2025 18:59
FOCUS: euro perde quota, ottimismo su accordo con Usa lascia spaziona timori
MILANO (MF-NW)--L'euro si è deprezzato in maniera netta rispetto al dollaro, registrando la flessione più marcata da oltre due mesi, mentre l'ottimismo iniziale per l'accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti ha lasciato spazio alle preoccupazioni sull'impatto economico di dazi ancora elevati.
La moneta unica ha perso oltre l'1%, la flessione più ampia dal 12 maggio, classificandosi come la peggiore tra le principali valute globali. Il dollaro, invece, ha guadagnato per il terzo giorno consecutivo, rafforzandosi contro tutte le valute del G10. Il risultato: il cambio euro/usd si è appena riaffacciato sotto quota 1,16.
La prospettiva di un'intesa con Washington aveva spinto l'euro ai massimi da quasi tre anni la scorsa settimana. Ora però, l'attenzione si concentra sui rischi per l'economia europea, con dazi destinati a salire ai livelli più alti mai registrati nel Vecchio Continente.
"L'Europa ha evitato il peggio, ma si è legata a un accordo sbilanciato e rischioso, senza una via d'uscita chiara", afferma Nigel Green, Ceo di deVere Group. "Gli Stati Uniti hanno ottenuto tutto il possibile".
L'intesa lascia le esportazioni europee soggette a dazi ben più alti rispetto a quelli imposti dall'Ue sulle importazioni americane. Secondo la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, l'obiettivo è riequilibrare l'avanzo commerciale con gli Stati Uniti. Per il dollaro, è un fattore positivo: riduce i rischi inflazionistici e facilita nuove mosse di stimolo monetario.
"Secondo i nostri modelli, riteniamo che questo livello di dazi indebolirà la crescita dell'Eurozona di quasi un punto percentuale rispetto allo scenario controfattuale, portando probabilmente la crescita quasi a un punto morto nei prossimi due trimestri", ha affermato Nicola Mai, economista e analista del Credito Sovrano di Pimco. Tuttavia, "l'impatto dell'incertezza della politica commerciale sul comportamento delle imprese è difficile da stimare e continueremo a monitorare attentamente i dati per valutare l'entità del rallentamento imminente e la probabile risposta politica".
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