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FOCUS: il mercato sta sottovolutando diversi fattori di rischio (Plenisfer Inv. Sgr)
07/07/2025 18:21
FOCUS: il mercato sta sottovolutando diversi fattori di rischio (Plenisfer Inv. Sgr)
MILANO (MF-NW)--Il secondo trimestre del 2025 si è aperto con il Liberation Day, che ha travolto i mercati, e si è chiuso con l'azionario statunitense tornato ai massimi storici. "Con valutazioni a 22,5 volte il rapporto prezzo/utili, il mercato non sta solo dimostrando un'incredibile capacità di ignorare ogni notizia negativa, ma sta anche sottovalutando cinque fattori di rischio", ha affermato Giordano Lombardo, founder, ceo e co-cio di Plenisfer Investments Sgr. Secondo Lombardo, permangono rischi geopolitici di ulteriore escalation di conflitti militari in essere (Medio Oriente, Europa dell'Est) o potenziali (Taiwan). Inoltre, l'esperto sottolinea che le tensioni sociali e politiche negli Stati Uniti stanno crescendo "a un livello di un'intensità che non si ricorda dai tempi della guerra del Vietnam". Inoltre, rimangono rischi economici legati ai dazi, che potrebbero portare contemporaneamente ad un rallentamento dell'economia e a una crescita dell'inflazione. In aggiunta, il ceo evidenzia la presenza di un carico di debito pubblico e privato negli Usa senza precedenti. "La più grande spesa in conto capitale della storia (per l'intelligenza artificiale), costituisce in sé un fattore positivo, se non fosse per il fatto che il ritorno su tale investimento è quanto meno incerto", avverte infine Lombardo.
L'ECCEZIONALISMO AMERICANO SI FONDA SU PILASTRI CHE APPAIONO FRAGILI
L'eccezionalismo americano si fonda su quattro pilastri che appaiono sempre più fragili, mentre si delinea un nuovo ordine mondiale, economico, politico e monetario. "Il primo è il dollaro, che continuerà per un certo periodo a essere la principale valuta di riserva mondiale, ma ha imboccato, secondo noi, un trend di declino destinato a continuare", prosgue l'esperto. Nel nuovo ordine multi-valutario il biglietto verde non è più un rifugio sicuro incondizionato, né la principale valuta di scambio. La forza dell'oro, peraltro, è l'altra faccia della debolezza del dollaro, sottolinea Lombardo. Il secondo pilastro è lo strutturale deficit commerciale Usa, controbilanciato dagli avanzi di Cina e Germania. "Questo equilibrio sta venendo meno e in un mondo più multipolare, anche gli sbilanci in conto capitale si riducono, con conseguente minor necessità da parte dei paesi in avanzo commerciale di detenere titoli di Stato Usa tra le loro componenti di riserve valutarie, spiega l'esperto. Il terzo è la pax americana, perno degli equilibri geopolitici: "Trump ne ha messo in dubbio la valenza con il disimpegno nella difesa europea e il ripiegamento degli Usa entro i propri confini (attuali e non solo)", afferma il ceo. Il quarto pilastro, infine, è la politica fiscale espansiva statunitense, motore della sua economia. Ma i dazi rappresentano, di fatto, uno strumento di stretta fiscale negli Usa, cui si contrappone la potenziale espansione fiscale europea, trainata, incredibilmente, dalla Germania.
LA CONSEGUENZA PER I PORTAFOGLI
Nel nuovo ordine mondiale, prosegue Lombardo, la conseguenza per i portafogli è una graduale, ma irreversibile rotazione globale, verso una visione più ampia, selettiva e diversificata. "Il che non vuol dire ignorare del tutto i titoli Usa, che continueranno a offrire opportunità di stock picking. Ma è indispensabile cercare rendimento altrove", commenta l'eperto. Dove? In Europa, per il potenziale cambiamento epocale nella politica fiscale. In Asia, dove Plenisfer si aspetta la maggiore crescita economica nei prossimi anni, e in particolare in Cina, dove la politica industriale sostiene la leadership globale in numerosi settori strategici. E in America Latina, che mostra i primi segnali di una nuova stagione di rigore fiscale e apertura ai capitali privati, con il modello argentino che potrebbe essere emulato dal prossimo governo brasiliano in arrivo nel 2026. "Riteniamo corretto detenerne una quota significativa di asset reali, fino al 25% del portafoglio. Tra questi figura l'oro, non solo per le dinamiche che ne hanno sostenuto il rally, tra cui gli acquisti delle banche centrali, ma soprattutto per la sua natura di bene rifugio di fronte ad un dollaro che perde gradualmente centralità e all'inflazione che, nei prossimi anni, sarà strutturale", avverte l'esperto.
AI, LA WILD CARD DEL NUOVO ORDINE
"Rimaniamo convinti che, in seguito alla convergenza di fenomeni strutturali destinati a ridisegnare l'ordine mondiale, i prossimi 5 anni saranno molto diversi da quelli che abbiamo appena vissuto. Sarà da monitorare l'impatto dell'Intelligenza Artificiale, vera wild card del nuovo ordine: con la sua forza deflazionistica, la velocità di adozione senza precedenti e la capacità di aumentare drasticamente la produttività, potrebbe incidere in modo significativo sugli equilibri che si stanno delineando", sottolinea il ceo, aggiungendo che "non è ancora chiaro chi potranno essere i vincitori e vinti di questa corsa epocale e resta ancora senza risposta la capacità delle big tech di monetizzare l'accelerazione degli investimenti capex realizzati e pianificati". Tuttavia, resta un fattore chiave dirompente, che potrebbe rovesciare almeno in parte gli argomenti circa la necessità di sottopesare l'azionario Usa. "In questa fase, monitoriamo, quindi, gli effetti attuali e potenziali della sua adozione sulle industrie in cui siamo investiti e selezioniamo a livello globale singole opportunità ad alto potenziale lungo tutta la catena del valore dell'AI, guardando, per esempio, agli enabler e a realtà di dimensione ridotta che riteniamo possono beneficiare indirettamente della corsa all'adozione dell'AI".
NAVIGARE I MERCATI TRA INFLAZIONE STRUTTURALE E REPRESSIONE FINANZIARIA
In un mondo in evoluzione, una cosa è certa: lo scenario che dovremo affrontare sarà uno di minore crescita in occidente, a partire dagli Usa, e inflazione strutturale. "Con un debito pubblico globale record che ha già superato i 324 mila miliardi di dollari nel primo trimestre del 2025, molti Paesi potrebbero ricorrere a forme di repressione finanziaria, con rendimenti reali negativi per i titoli di Stato dei paesi più indebitati e con traiettorie di crescita incerte. In questo nuovo ordine mondiale, la gestione realmente attiva, non vincolata ai benchmark, non è quindi solo rilevante, ma sempre più necessaria", conclude Lombardo.
lvi
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COMMENTO BOND: spread Btp/Bund chiude a 87,47 pb, minimo da 15 anni
07/07/2025 18:02
COMMENTO BOND: spread Btp/Bund chiude a 87,47 pb, minimo da 15 anni
MILANO (MF-NW)--I rendimenti dei titoli di Stato europei hanno chiuso in netto rialzo, con il costo di finanziamento del Bund decennale in salita di 9 punti base al 2,64%. Nel frattempo, il rendimento del Btp a 10 anni è salito di 6 pb al 3,52%, con lo spread tra il decennale italiano e quello tedesco che ha archiviato la seduta a 87,47 pb, attestandosi sui minimi da 15 anni.
"Tra il 2018 e il 2022, gli spread dei titoli di Stato italiani sono stati una fonte di ansia per i mercati, alimentata dall'instabilità politica ed economica. La situazione politica ha cambiato le carte in tavola", afferma Neil Mehta, BlueBay Portfolio Manager, Investment Grade, di Rbc BlueBay. "A livello interno", puntualizza l'esperto, "il primo ministro Giorgia Meloni ha portato stabilità, mentre a livello internazionale la sua crescente autorevolezza, soprattutto con gli Stati Uniti, ha rafforzato la credibilità dell'Italia".
In un contesto incerto, spiega Mehta, "gli investitori internazionali che stanno diversificando i propri investimenti dal reddito fisso statunitense preferiscono i Btp ai titoli spagnoli o francesi, citando la relativa stabilità politica dell'Italia e le valutazioni interessanti". Per il manager, "se la stabilità dell'Italia persisterà, i Btp potrebbero potenzialmente essere scambiati alla pari con gli Oat francesi, rafforzando ulteriormente la narrativa della convergenza".
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TOP NEWS ESTERO: Jp Morgan vede scenario di rallentamento economia globale, ma non recessione
07/07/2025 18:02
TOP NEWS ESTERO: Jp Morgan vede scenario di rallentamento economia globale, ma non recessione
MILANO (MF-NW)--"Il nostro scenario macroeconomico di base per i prossimi 12-18 mesi prevede un rallentamento dell'economia globale, a causa dei dazi statunitensi e dell'incertezza politica, ma non una fase di recessione. Anzi, riteniamo che i rischi siano più orientati verso l'inflazione che verso la recessione", ha affermato Maria Paola Toschi, global market strategist di Jp Morgan Asset Management, durante la presentazione dell'outlook di metà anno.
I DAZI RESTERANNO SU LIVELLI STORICAMENTE ELEVATI
L'incertezza sulla politica commerciale statunitense e sull'effetto espansivo del nuovo pacchetto fiscale continua a pesare sulle prospettive macro e sulle decisioni di politica monetaria. In questo quadro, la Federal Reserve, già sottoposta a forti pressioni politiche, appare più reattiva che preventiva. "Il mercato ha già rivisto al ribasso le attese sui tagli. Noi restiamo cauti: a nostro avviso, nel 2025 ci sarà con ogni probabilità un solo taglio dei tassi, non due come indicato dal Fomc nel dot plot di giugno", ha affermato Toschi. "Non siamo ai livelli tariffari annunciati nel Liberation Day, ma i dazi restano storicamente elevati". Il ritorno delle barriere commerciali, secondo l'esperta, risponde a logiche di politica interna legate all'aumento della spesa pubblica previsto dalla cosiddetta One Big Beautiful Bill. Se la politica fiscale americana resterà espansiva, "le tariffe avranno una loro logica e tenderanno a restare in vigore", ha osservato Toschi. Nonostante i segnali di tenuta dell'economia reale, gli indicatori anticipatori (soft data) mostrano un progressivo deterioramento. Per quanto riguarda l'inflazione, il calo della componente servizi potrebbe compensare solo in parte l'effetto delle tariffe sui beni. Inoltre, la stretta sull'immigrazione e le politiche di deportazione hanno ridotto i flussi di forza lavoro, alimentando potenzialmente la crescita dei salari. "Con la migrazione ora di fatto arrestata dopo un segnale molto forte da parte dell'attuale amministrazione, il rischio di un altro shock dell'offerta pari a quello del 2022, abbinato a uno shock fiscale che stimoli la domanda, sconvolgerebbe ancora una volta gli investitori con una ripresa dell'inflazione superiore alle attese", ha avvertito l'economista.
IN EUROPA SI OSSERVA UN CAMPIO DI PASSO IMPORTANTE
"In Europa si osserva un cambio di passo importante, con un allentamento sia fiscale sia monetario. Il caso più emblematico è quello della Germania, che ha inaugurato un approccio fiscale molto più espansivo, con implicazioni positive anche per Paesi come l'Italia. L'Europa presenta inoltre una sostenibilità del debito superiore a quella Usa, anche grazie a livelli più bassi dei tassi. Ritieniamo che ci sia spazio per un ulteriore taglio dei tassi da parte della Bce entro fine anno, sebbene non sia previsto per il prossimo meeting", ha affermato Toschi. "L'Europa dà spesso il meglio di sé quando deve affrontare un avversario o una crisi comune. Siamo fiduciosi nel fatto che la politica interna sia significativamente più positiva", ha aggiunto l'esperta, sottolineando come la Germania stia utilizzando "il notevole margine fiscale che ha mantenuto negli ultimi anni". Lo stimolo fiscale proposto dal nuovo governo tedesco è ingente e la questione chiave per le prospettive di crescita della Germania è la rapidità con cui possa essere impiegato un volume di denaro così elevato, con un focus su sicurezza, difesa e investimenti industriali. Nel frattempo, anche il contesto per i consumatori europei sta migliorando. I salari reali continuano a crescere, i mercati del lavoro restano nel complesso solidi e il calo dei tassi d'interesse potrebbe finalmente incoraggiare la regione a utilizzare parte dei consistenti risparmi accumulati durante la pandemia di Covid-19. Tuttavia, la ripresa interna dell'Europa potrebbe essere compromessa qualora le tensioni con gli Stati Uniti dovessero nuovamente acuirsi. La fine di maggio ha fornito un chiaro esempio della rapidità con cui lo scenario può cambiare: l'amministrazione statunitense ha minacciato di introdurre dazi aggiuntivi fino al 50% sull'Ue già dal 1* giugno, per poi fare marcia indietro solo due giorni dopo. Trump ha giustificato l'eventuale aumento dei dazi facendo riferimento al disavanzo commerciale di beni tra Stati Uniti e Ue, nonché ai lenti progressi nei negoziati commerciali. "Riteniamo che, come già avvenuto in altre regioni, si possa giungere a un accordo, poiché una lunga guerra commerciale di ritorsione non sembra essere nell'interesse di nessuna delle due parti", ha aggiunto l'esperta, sottolineando che, se l'Europa riuscirà a mantenere la propria ripresa interna, "potrebbe esserci spazio per una riduzione del significativo divario di valutazione tra i titoli azionari europei e quelli statunitensi".
LE ASPETTATIVE DI CONSENSO SUGLI UTILI SONO ANCORA TROPPO OTTIMISTE
"Le aspettative di consenso sugli utili sono ancora troppo ottimiste, soprattutto se il settore tech venisse penalizzato dal rallentamento delle spese aziendali", ha avvertito Toschi. Parte di questo ottimismo si fonda sull'idea che i giganti tech — e in particolare le megacap legate all'intelligenza artificiale — possano essere immuni alla debolezza ciclica, mantenendo intatti i piani di spesa in conto capitale. Ma si tratta di un'ipotesi audace in un contesto privo di precedenti storici, dove pesano anche le restrizioni commerciali alla diffusione delle tecnologie critiche. Le valutazioni azionarie non appaiono in grado di assorbire eventuali delusioni: negli Stati Uniti, i multipli delle megacap sono scesi da 30 a 27 volte gli utili attesi, ma il resto dell'S&P 500 è rimasto a 20 volte. Anche fuori dagli Usa, le valutazioni si mantengono su livelli storicamente elevati: in Europa sono salite a 16 volte, più della media di lungo periodo e dei livelli di inizio 2025, e anche in Cina si osserva un recupero, nonostante una crescita ancora debole. "A differenza degli ultimi 10-15 anni, un portafoglio ben diversificato a livello geografico offre oggi un profilo rischio-rendimento più equilibrato rispetto a uno fortemente concentrato sugli Stati Uniti. Il tema Europa ci convince", ha concluso Toschi.
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TOP NEWS ESTERO: Bessent (Tesoro Usa), ci saranno annunci importanti su accordi commerciali entro 48 ore (Cnbc)
07/07/2025 18:01
TOP NEWS ESTERO: Bessent (Tesoro Usa), ci saranno annunci importanti su accordi commerciali entro 48 ore (Cnbc)
MILANO (MF-NW)--Il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, ha difeso la manovra fiscale voluta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il cosiddetto Big Beautiful Bill. "Il rapporto debito/Pil scenderà e arriveranno nuovi accordi commerciali", ha rassicurato Bessent in un'intervista a Cnbc.
Domanda. Signor Segretario, vorremmo approfondire il tema della legge fiscale, del deficit e del debito. Lei ha sostenuto che questa manovra aiuterà a ridurre il disavanzo, oggi al 6% del Pil. Come lo giustifica?
Risposta. Abbiamo ereditato una situazione disastrosa. Lo scorso anno il deficit era al 6,7% del Pil: il dato più alto mai registrato in tempi di pace. Il problema non è la riscossione fiscale, ma la spesa. Stiamo lavorando per contenerla e, al tempo stesso, vogliamo rilanciare la crescita: se il Pil accelera, si risolvono molti problemi legati al disavanzo.
D. Ma non tutta la spesa in deficit è uguale. Se deriva da tagli fiscali che generano crescita, è meno dannosa rispetto a misure come il Green New Deal?
R. Esattamente. Conta se la spesa genera crescita e se il Pil corre più del deficit. Il dato che conta è il rapporto debito/Pil e intendiamo ridurlo. Abbiamo anche ridimensionato le spese previste dall'Ira, eliminando progetti poco redditizi. L'agenda economica di Trump si basa su tre pilastri: commercio, tasse e deregolamentazione. Quest'ultima accelererà la crescita, ma senza effetti inflattivi, a differenza degli ultimi anni.
D. Passiamo al commercio. Ieri ha detto che entro mercoledì potrebbero arrivare nuovi accordi. È ancora così? E l'India è coinvolta?
R. Sì, ci saranno diversi annunci importanti entro le prossime 48 ore. Al presidente Trump interessa la qualità, non la quantità degli accordi. Non appena ha lasciato intendere che i dazi potrebbero tornare ai livelli del 2 aprile, diversi Paesi hanno cambiato i toni, si sono precipitati con nuove offerte. La mia casella di posta elettronica era piena di nuove proposte. Ci aspettano giornate impegnative, ma la cosa importante è che Trump ha detto che le tariffe reciproche non entreranno in vigore fino al 1* agosto.
D. Gli importatori dal Vietnam chiedono chiarimenti, il 20% annunciato è un dazio aggiuntivo o totale?
R. È un 20% complessivo. Sostituisce i dazi esistenti, salvo alcune eccezioni settoriali.
D. Le lettere che saranno inviate mercoledì conterranno ultimatum?
R. Sono comunicazioni standard: ringraziamo per voler commerciare con gli Stati Uniti, indichiamo le tariffe e lasciamo la porta aperta alla trattativa.
D. Molti critici dei dazi si lamentano anche quando il presidente non li applica. È paradossale.
R. Lo dico da settimane: la Tds, che prima era la Trump Derangement Syndrome, oggi è la Tariff Derangement Syndrome. Gli stessi che speravano in un crollo dell'economia e nell'impennata dell'inflazione. Ma nulla di tutto questo si è avverato. Stiamo raccogliendo entrate significative dai dazi. Il Cbo stima 2.800 miliardi di dollari in dieci anni. E i nuovi accordi potrebbero aumentare ulteriormente questa cifra.
D. Lei ha una mole di lavoro impressionante. Ma quale ruolo pesa di più per i mercati: il suo o quello del presidente della Fed?
R. Entrambi sono fondamentali. Io sono impegnato al Tesoro e continuerò a fare ciò che il presidente riterrà più utile. L'approvazione della legge fiscale del 4 luglio è stato un traguardo enorme. Ora tocca a noi attuarla.
D. Il presidente ha criticato Powell definendolo too late. I mercati sembrano però già anticipare un cambio di rotta, come se ci fosse una Fed ombra. Condivide?
R. I mercati vivono nel futuro e forse stanno già scontando l'idea che i tassi dovrebbero essere più bassi. Al momento si prevedono due tagli entro l'anno. Il differenziale tra overnight e due anni è invertito: forse riflette i fondamentali. Certo, un nuovo presidente della Fed darà un'impronta diversa, ma ricordo sempre che non decide da solo: è un comitato.
D. E come vanno i suoi pranzi con Powell, ultimamente?
R. In realtà facciamo colazione assieme. Alterniamo, una volta al Tesoro, una volta alla Fed. Là si mangia meglio, lo ammetto. Non si preoccupano certo del prezzo delle uova! Le discussioni sono vivaci, con molto rispetto reciproco.
D. Ma davvero riceve offerte tariffarie in segreteria?
R. Arrivano in tutti i modi. Veloci e furiose.
D. Parliamo del dollaro. Ha avuto il peggior inizio d'anno degli ultimi decenni. Era sopravvalutato? È un segnale del ribilanciamento voluto dal presidente?
R. Dopo 30-40 anni negli investimenti, so che le valute salgono e scendono. Forse la velocità è stata insolita, ma oggi tutto si muove più in fretta. Dopo il minimo di aprile, i mercati hanno registrato il recupero più rapido da un -15%. Nel primo mandato di Trump il dollaro calò del 7% dopo la riforma fiscale, poi risalì. Il dollaro debole può riflettere un euro più forte, con l'aumento della spesa pubblica in Europa, soprattutto sulla difesa. Inoltre, il renminbi cinese si è deprezzato di oltre l'11% sull'euro: non mi pare che ci sia preoccupazione per un rafforzamento dello yuan.
D. Ultima domanda sulla Cina. Trump ha parlato di un possibile accordo su TikTok entro due settimane. Che ci può dire?
R. TikTok non è sotto la mia responsabilità. Ma incontrerò il mio omologo cinese nelle prossime settimane. A Ginevra e Londra abbiamo avuto incontri costruttivi. Siamo le due maggiori economie globali. E se la Cina vorrà, ci sono molte cose che potremo fare anche oltre il commercio.
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lorenzo.viale@mfnewswires.it
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*Borsa Madrid: Ibex 35 chiude a +0,69%
07/07/2025 18:00