FOCUS: deriva populista Stati Uniti mette a rischio economia (J. Safra Sarasin)
19/12/2025 19:51
FOCUS: deriva populista Stati Uniti mette a rischio economia (J. Safra Sarasin)
MILANO (MF-NW)--Le decisioni della Federal Reserve in materia di politica monetaria e gestione della liquidità hanno ripercussioni significative per il sistema finanziario globale. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha esercitato forti pressioni sulla Banca Centrale affinchè adottasse politiche coerenti con gli obiettivi della sua amministrazione. La perdita di indipendenza della Fed, tuttavia, potrebbe destabilizzare i mercati e aumentare la volatilità economica. "L'attacco fa parte di una più ampia svolta populista che minaccia di gravare sull'economia indipendentemente da ciò che accadrà alla banca centrale", commenta Raphael Olszyna-Marzys, International Economist di J. Safra Sarasin. TRUMP ESPANDE POTERE ESECUTIVO E INDEBOLISCE ORGANI INDIPENDENTI Il populismo, "secondo la definizione delle scienze politiche, è una strategia che contrappone un popolo virtuoso a una élite corrotta", spiega l'esperto. La salute democratica degli Stati Uniti, misurata attraverso l'indice V-Dem prodotto dall'Università di Göteborg, ha iniziato a deteriorarsi dopo la crisi finanziaria, peggiorando ulteriormente durante il primo mandato di Donald Trump. Un andamento analogo emerge anche dal Rule of Law Index, elaborato dal World Justice Project. "Il Presidente Trump ha condotto la sua campagna elettorale promettendo di perseguire gli oppositori, intimidire la stampa e dispiegare forze armate contro i manifestanti", prosegue l'esperto. "L'amministrazione ha cercato di espandere il potere esecutivo, limitare il controllo del Congresso sulle finanze pubbliche, indebolire le agenzie indipendenti e licenziare decine di migliaia di dipendenti pubblici attraverso il Doge, un organismo che non è tenuto a rendere conto del proprio operato". Questo ha spinto diversi attori, come la stampa e i funzionari locali, a modificare il proprio comportamento per evitare possibili critiche o pressioni da parte del governo. GOVERNI POPULISTI RIDUCONO PIL DEL 10% IN 15 ANNI "La ricerca suggerisce che il populismo comporta un costo economico elevato. Un ampio studio condotto da Funke, Schularick e Trebesch rileva che dopo 15 anni i governi populisti rendono il Pil inferiore di circa il 10% rispetto a quanto sarebbe stato diversamente. Le cause sono note: protezionismo, lassismo fiscale e interferenze monetarie. Questi fattori determinano un aumento del debito pubblico, un aumento dell'inflazione, una crescita più debole della produttività e una maggiore volatilità macroeconomica", prosegue Olszyna-Marzys. Inoltre, l'erosione delle norme democratiche aumenta l'incertezza politica, l'ostilità nei confronti delle imprese, il rischio di espropriazione, il clientelismo e la corruzione, tutti fattori che scoraggiano gli investimenti, l'innovazione e il talento. Inoltre, i governi populisti, esercitando il controllo sia sull'esecutivo che sul legislativo, riducono la crescita economica reale pro capite per oltre un decennio, come evidenziato da uno studio di Magistro e Menaldo. Infine, "il lavoro di Funke, Schularick e Trebesch dimostra inoltre che, una volta erose le norme democratiche, il populismo può diventare un fenomeno che si autoalimenta, intrappolando i Paesi in cicli di instabilità politica e scarsi risultati economici. I populisti spesso utilizzano il loro potere per influenzare le elezioni, i tribunali e i media, contribuendo a prolungare la loro permanenza al potere, come è sempre più evidente in Ungheria sotto Orban o in Turchia sotto Erdogan", conclude Olszyna-Marzys. SFIDA ISTITUZIONALE PREOCCUPA INVESTITORI NEL LUNGO PERIODO Il conflitto legato al licenziamento della governatrice Fed, Lisa Cook, e la decisione della Corte Suprema vanno oltre la questione della futura indipendenza della Fed. Rappresentano una vera e propria prova per capire se le istituzioni americane siano in grado di resistere a una presidenza sempre più assertiva. "Per gli investitori a lungo termine, la vera questione non è questa particolare battaglia, ma se il sistema sarà in grado di resistere a un attacco prolungato", conclude l'esperto. cba MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)
WALL STREET: commento di metà seduta
19/12/2025 18:31
WALL STREET: commento di metà seduta
MILANO (MF-NW)--I principali listini azionari statunitensi trattano in rialzo in apertura, il Dow Jones avanza dello 0,57%, l'S&P 500 cresce dello 0,81% e il Nasdaq Composite dell'1,07%. "Le ultime 24 ore sono state dense di eventi, ma il principale catalizzatore per i mercati è stato il dato sull'inflazione Usa di novembre, risultato ben al di sotto delle attese", commentano gli strategist di Mps. Nel dettaglio, l'indice dei prezzi al consumo (Cpi), corretto per gli effetti stagionali, è aumentato del 2,7% su base annua a novembre. Inoltre, l'inflazione core, che esclude i prezzi più volatili di cibo ed energia, è salita del 2,6% su base annua. Tuttavia, gli economisti hanno messo in guardia dal dare troppo peso al rapporto, arrivato dopo che i ritardi dovuti allo shutdown avevano cancellato la pubblicazione del dato Cpi di ottobre. "Gli investitori sono certamente desiderosi di vedere dati che supportino l'idea che la Fed continuerà a tagliare i tassi il prossimo anno", afferma Chris Beauchamp di Ig. I dati Cpi "si inseriscono bene in questa narrativa, ma c'è il rischio che l'incertezza sull'andamento dei prezzi finisca per frenare le speranze di ulteriori tagli l'anno prossimo", aggiunge l'esperto. Il presidente della Federal Reserve di New York, John Williams, ha dichiarato che "fattori tecnici" hanno probabilmente distorto i dati sull'inflazione di novembre, spingendo il dato complessivo a risultare più basso di quanto sarebbe stato altrimenti. "Nonostante ciò, i mercati hanno comunque accolto con favore i segnali di raffreddamento dell'inflazione, sostenendo sia gli indici azionari che l'obbligazionario", proseguono gli esperti di Mps. I mercati azionari hanno registrato un rialzo, sostenuti dai solidi risultati del settore tecnologico che hanno riacceso l'ottimismo degli investitori. Inoltre, i dati sull'inflazione sono risultati al di sotto delle aspettative, rafforzando le probabilità di ulteriori interventi espansivi da parte della Federal Reserve. Nelle ultime settimane, i titoli tecnologici hanno mostrato una forte volatilità, a causa delle crescenti preoccupazioni di bolla nel settore tech. "Nonostante questo contesto di incertezza, il giudizio sul tema rimane costruttivo, sostenuto da prospettive di crescita degli utili che appaiono resilienti", commenta Mark Haefele, Chief Investment Officer di Ubs Global Wealth Management. Alla luce dello scenario attuale, prosegue l'esperto, "gli investitori dovrebbero allineare l'allocazione delle proprie risorse alle diverse classi di attivo in coerenza con il proprio piano finanziario, incrementando l'esposizione azionaria, puntando sulle opportunità legate all'innovazione trasformazionale (Trios), privilegiando le materie prime e ricercando soluzioni di reddito diversificate". Le azioni statunitensi dovrebbero continuare a registrare performance positive, grazie alla crescita economica solida, ai tagli dei tassi da parte della Banca Centrale e ai progressi nel settore tech. "Si ritiene inoltre interessanti le opportunità offerte da obbligazioni di qualità e dall'oro", conclude Haefele. Sul fronte societario: - Le azioni Oracle registrano un rialzo del 7,5%. TikTok ha accettato di vendere le proprie attività negli Stati Uniti a una nuova joint venture che include il colosso del software e il fondo di private equity Silver Lake. - In spolvero CoreWeave, +20% al Nasdaq. L'azienda di tecnologia per infrastrutture cloud ha aderito alla missione Genesis del Dipartimento dell'Energia per promuovere la ricerca e l'innovazione negli Stati Uniti. Inoltre, la Cnbc scrive che Citi ha riavviato la copertura sul titolo con un prezzo obiettivo che implica un potenziale di upside del 100%. - Ben intonata anche Carnival, +8,22% al Nyse. L'operatore crocieristico ha riportato un Eps adjusted oltre le attese del consenso FactSet nel quarto trimestre e il cda ha deliberato la semplificazione della struttura dell'azienda, con Carnival Corporation che manterrà la quotazione al Nyse e Carnival plc che ne diventerà una controllata al 100% (non più quotata a Londra). Inoltre, il piano di rifinanziamento è stato completato prima del previsto e il prossimo febbraio torna il dividendo. - Nike cede il 9,68%, nonostante la società abbia riportato utili e ricavi del secondo trimestre fiscale superiori alle attese di Wall Street. Prosegue la debolezza in Cina e l'orizzonte temporale della ripresa si fa più lontano. bon (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)