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MARKET DRIVER: Orsero, Tp Icap conferma buy
29/12/2025 08:45
MARKET DRIVER: Orsero, Tp Icap conferma buy
MILANO (MF-NW)--Tp Icap Midcap conferma la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo di 26,60 euro su Orsero. La recente campagna di Dole con Intermarché in Francia illustra l'accelerazione del branding nel settore della frutta fresca. Secondo gli analisti "questo movimento, tutt'altro che banale, mette in luce le scelte strategiche di attori come Orsero, già impegnati su questo percorso". Orsero ha già avviato questo cambiamento strategico mediante la premiumizzazione del portafoglio, gli investimenti in frutta di alta qualità e lo sviluppo di prodotti freschi tagliati - tutti fattori, sostengono da Tp Icap, che riflettono il desiderio di creare valore oltre il volume, affermando il marchio Orsero come indicatore di differenziazione e fidelizzazione. "La campagna di Dole-Intermarché in Francia invia un segnale chiaro: il branding sta diventando una leva per la conquista del mercato, anche nei mercati maturi. Per Orsero, questa è una sfida: competere con un player globale in grado di mobilitare quasi il 30% dei punti vendita al dettaglio francesi di un grande distributore. Ma è anche un'opportunità: questo sviluppo rafforza la strategia di Orsero di investire nel proprio marchio, rafforzare la propria presenza nella frutta premium e sviluppare prodotti di IV gamma". bon andrea.bonfiglio@mfnewswires.it (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)
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MARKET DRIVER: Sanofi, Jefferies conferma buy e top pick
29/12/2025 08:45
MARKET DRIVER: Sanofi, Jefferies conferma buy e top pick
MILANO (MF-NW)--Jefferies conferma la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo di 100 euro su Sanofi. La pubblicazione, da parte della Food and Drug Administration degli Stati Uniti, di una 'Complete Response Letter' (Crl) su tolebrutinib che, di fatto, boccia il suo utilizzo per il trattamento di una forma di sclerosi multipla "pone alcune domande difficili sulla comunicazione manageriale". Gli esperti si aspettano che questo continui a influenzare il sentiment. La Crl, infatti, "potrebbe comportare una correlazione negativa con il fenebrutinob di Roche e potrebbe lasciare il remibrutinob di Novartis come outsider nella corsa" al prossimo inibitore della tirosina chinasi di Bruton (Btk). La Fda in particolare si è focalizzata nella formulazione della decisione sull'elevato tasso rischio/beneficio in termini di danni epatici, nonché sulla scarsità di referti pregressi allegati ai documenti dello studio clinico e sull'incertezza sull'accumulo di disabilità indipendentemente dall'attività di ricaduta. Sono gli ultimi due punti che lasciano gli analisti di Jefferies "confusi" sulla capacità di comunicazione del management di Sanofi. "Sicuramente questi punti sarebbero emersi durante le discussioni con la Fda o come parte delle discussioni sull'End of Phase 2?", si domandano gli esperti. bon (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)
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Usa: Bessent, il 2% del target inflazione della Fed non è intoccabile
29/12/2025 08:29
Usa: Bessent, il 2% del target inflazione della Fed non è intoccabile
MILANO (MF-NW)--Il Segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, vuole rivedere l'obiettivo di inflazione del 2% della Federal Reserve una volta che gli Stati Uniti saranno riusciti a riportare in maniera duratura l'aumento dei prezzi su quel livello. "Una volta tornati al 2% — fatto che credo sarà presto a portata di mano — potremo aprire una discussione: non sarebbe più sensato avere un intervallo?", si chiede Bessent in un'intervista all'All-In Podcast. Si tratta di uno dei podcast economico-finanziari e tech più seguiti negli Stati Uniti, molto influente soprattutto tra investitori, imprenditori e mondo politico. "Quando l'obiettivo sarà di nuovo ben ancorato, allora potremo parlare di un range". Secondo Bessent, il dibattito potrebbe essere inquadrato attorno a un possibile passaggio a una forchetta 1,5%-2,5% oppure 1%-3%. "C'è una discussione importante da fare", ha aggiunto. Nel 2012, la Fed ha adottato l'attuale obiettivo del 2%, condiviso da molte banche centrali nel mondo. Bessent ha definito l'idea di avere una "certezza al decimale" come "semplicemente assurda". Tuttavia, ha avvertito che modificare il target in una fase in cui l'inflazione è ancora superiore rischierebbe di dare l'impressione che "quando si supera una soglia, la si sposti sempre verso l'alto". L'intervista è stata registrata dopo la pubblicazione, il 18 dicembre, dell'indice dei prezzi al consumo di novembre che ha mostrato un aumento del 2,7% su base annua. La Fed utilizza però un indicatore diverso, il Pce price index: secondo l'ultima rilevazione disponibile, a settembre il Pce è salito del 2,8% a 12 mesi. "È molto difficile riancorare le aspettative finché non si raggiunge l'obiettivo e non si mantiene la credibilità", nota Bessent. Che riconosce le preoccupazioni legate al costo della vita delle famiglie emerse anche nelle elezioni di novembre che hanno visto perdite di consenso per i Repubblicani. Il segretario al Tesoro aggiunge poi: "Siamo consapevoli che gli americani stanno soffrendo". Il livello dei prezzi "è diventato molto alto" e attribuisce l'aumento all'amministrazione Biden. L'inflazione, secondo Bessent, "sta ora iniziando a rallentare", anche grazie al calo degli affitti che — sostiene — erano stati spinti al rialzo dall'aumento dell'immigrazione irregolare. Alcuni economisti, a dire il vero, osservano che l'ultimo dato Cpi potrebbe avere problemi di misurazione dovuti ai congedi forzati dei dipendenti federali durante lo shutdown di ottobre e inizio novembre. Bessent, però, ritiene che "si tratti di un numero piuttosto accurato". E aggiunge che, sebbene alcune componenti, come l'energia, abbiano registrato aumenti, i dati osservabili in tempo reale mostrano un trend in discesa. Bessent sottolinea poi che la stabilizzazione del deficit di bilancio potrebbe costituire un argomento a favore di tassi di interesse più bassi. E cita l'esempio della Germania prima dell'introduzione dell'euro, quando la Bundesbank accettò di "preparare la strada" riducendo i tassi in cambio dell'impegno del governo a mantenere una politica fiscale prudente. "È qualcosa che potremmo fare anche noi", riprende Bessent. In Germania, la banca centrale e il governo "lavoravano fianco a fianco". E ricorda che, prima della Seconda guerra mondiale, il Dipartimento del Tesoro "aveva un posto al tavolo" della Federal Reserve. E quindi, "se riusciamo a stabilizzare il deficit di bilancio, o addirittura a ridurlo, questo contribuirà alla disinflazione". Bessent sta controllando il procedimento con cui il presidente Donald Trump sceglierà il candidato per succedere a Jerome Powell alla guida della Fed. Durante l'intervista ribadisce le critiche alla banca centrale per aver ampliato il bilancio troppo e per troppo tempo dopo lo scoppio della pandemia. "Gli acquisti di asset su larga scala devono certamente far parte della cosiddetta cassetta degli attrezzi delle banche centrali", ammette. E difende i poteri di emergenza della Fed per sostenere settori strategici in caso di necessità, affermando che "non sarebbe stato nell'interesse di nessuno" lasciare collassare l'industria aerea durante il Covid. Quanto al più ampio programma di quantitative easing, Bessent conclude con: "Ritengo che la durata sia stata decisamente eccessiva". edm MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)
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LE 10 COSE DA SAPERE SUI MERCATI 2025: 3) spread ai minimi, ora la sfida è la crescita (MiFi)
29/12/2025 08:26
LE 10 COSE DA SAPERE SUI MERCATI 2025: 3) spread ai minimi, ora la sfida è la crescita (MiFi)
MILANO (MF-NW)--Promossa a pieni voti sui conti pubblici, ma con un sei risicato sulla crescita. L'Italia si prepara a chiudere il 2025 con più sufficienze che insufficienze in pagella. Il governo ha fatto i compiti a casa ed è riuscito a tenere i conti in ordine, merito anche del ritorno degli avanzi primari, vero marchio di fabbrica del Paese. I mercati hanno apprezzato la prudenza fiscale, come conferma la discesa dello spread sotto 70 punti, ai minimi dalla crisi finanziaria del 2008. Un risultato inimmaginabile fino a qualche anno fa e che farà di risparmiare 17,1 miliardi di interessi da qui al 2029. Ma a dare più soddisfazione sono le promozioni delle agenzie di rating, soprattutto quella di Dbrs, che ha riportato il Paese in classe A. Nuovi upgrade sono attesi l'anno prossimo anche se sarà meglio non festeggiare fino alla primavera, quando Eurostat chiarirà se il rapporto deficit/pil è sceso davvero sotto il 3%. Questione di decimali, essenziali però per archiviare la procedura d'infrazione. Sui conti pubblici l'Italia ha fatto meglio della Francia, che dovrebbe chiudere il 2025 con un disavanzo sopra il 5%. Sul debito pubblico però il distacco resta ampio (136% vs 117% del pil circa), "anche se le continue crisi politiche oltralpe fanno ipotizzare un sorpasso entro il 2035", sottolinea Marco Fortis, direttore e vicepresidente della Fondazione Edison. "Unicum in Ue, l'Italia ha messo il suo debito in sicurezza collocando circa 20 punti di pil tra risparmiatori e imprese nazionali, dettaglio che garantisce protezione in caso di tensioni sui mercati. In futuro questo flusso dovrebbe auto-alimentarsi perché la ricchezza finanziaria netta delle famiglie italiane (221% del pil nel 2024) è la più alta dell'Eurozona: i tedeschi, per esempio, sono fermi al 160%". Quello sulla precarietà dei conti è un pregiudizio con cui si sono confrontati tutti i governi alternatisi - al ritmo di quasi uno l'anno - a Palazzo Chigi. Non c'è da stupirsi, allora, se la stabilità dell'esecutivo Meloni è considerata una delle principali ragioni della luna di miele con i mercati, attestata anche dai rendimenti più alti degli Oat francesi rispetto ai Btp. Sulla crescita, invece, la vittima illustre è di nuovo la Germania. Altro sorpasso che ha rilanciato la postura internazionale del Paese dopo gli strascichi della crisi del debito sovrano. In realtà il passo più spedito di Berlino (+0,2%) è colpa loro, non tanto merito nostro, perché nel 2025 il pil italiano aumenterà solo dello 0,4% secondo la Commissione Ue. Quanto basta per mantenere il terzo posto nel G7 per crescita post-Covid, non per cancellare la cifra zero davanti alla virgola. Questa volta il record sarà negativo visto che nel 2027 dovremmo essere gli unici in Europa con un rialzo del pil sotto l'1%. "La crescita è tornata in affanno nonostante i miliardi del Pnrr, che finora sembra un'occasione mancata perché non ha incentivato l'innovazione nel Paese", commenta Marco Buti, in passato direttore della Dg Ecfin dell'Ue ed ex capo di gabinetto del commissario Paolo Gentiloni. "Restiamo affetti da un problema endemico, quello della scarsa produttività, che è l'unico modo per creare vera ricchezza. Dati del Financial Times mostrano che siamo primi in Europa per numero di imprese con la maggiore crescita negli ultimi dieci anni, ma non riusciamo a fare sistema e così le eccellenze restano un'eccezione". Non è un caso se la produzione industriale si è contratta in 32 degli ultimi 36 mesi. Colpa del caro energia e della frenata della Germania, che ha smesso di assorbire l'export delle imprese italiane soprattutto dell'automotive, troppo connesse al sistema tedesco. "Per cercare di ridare ossigeno il governo è intervenuto all'ultimo secondo utile con 3,5 miliardi per rifinanziare, tra le altre cose, la Zes e Transizione 4.0", ricorda Buti. "Ma le modalità di finanziamento lasciano perplessi. Per cambiare passo bisogna evitare misure una tantum perché le imprese chiedono prevedibilità per investire". Il resto dipenderà dal contesto esterno, complicato da guerre reali e commerciali. Anche per questo motivo conviene muoversi in autonomia, intervenendo sui salari modesti soprattutto della ristorazione e del turismo. "Sono stati creati molti posti di lavoro (il tasso d'occupazione è salito al 62,7%, livello record, ndr). Ma il binomio alti stipendi/alta produttività resta meno frequente che nel resto d'Europa e il divario si sta accentuando", osserva Buti. "Per evitare la combinazione bassi salari-bassa produttività è necessaria una strategia di reindustrializzazione dell'economia italiana". Senza retribuzioni adeguate sarà complicato spingere i consumi, che a loro volta rappresentano il 60% della domanda nell'equazione del pil. Una componente che quest'anno, a differenza del passato, non dovrebbe deludere e crescere dell'1,1% anche grazie ai fondi pubblici del Pnrr. In prospettiva sarà importante creare una staffetta con gli investimenti privati delle imprese, compito a cui il governo spera di aver contribuito con la Manovra. C'è solo un problema. "Il pil non è frenato dalla domanda interna ma da quella estera. Oggi le industrie italiane non producono e si limitano a ridurre le scorte, un calo dei volumi che si ripercuote sulla crescita. Il peggio però potrebbe essere alle spalle perché nel 2026 la Germania dovrebbe riprendersi con i maxi investimenti in difesa e infrastrutture. E con Berlino ripartiranno anche le vendite all'estero delle nostre imprese, che così attenueranno i danni ancora poco visibili dei dazi di Trump", spiega Fortis. cal MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)
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COMMENTO ENERGY: petrolio e gas in netto rialzo
29/12/2025 08:23
COMMENTO ENERGY: petrolio e gas in netto rialzo
MILANO (MF-NW)--I prezzi del petrolio trattano in netto rialzo, con il Brent che avanza dell'1,11% e il Wti dell'1,16%. L'oro nero si sta rafforzando perchè le tensioni tra Stati Uniti e Venezuela si intensificano, secondo gli analisti di Nanhua Futures. I dati S&P hanno mostrato un calo del traffico delle petroliere verso il Venezuela, spiegano gli esperti, aggiungendo che i rischi geopolitici potrebbero sostenere i prezzi del greggio nel breve periodo. Gli investitori seguiranno da vicino l'evoluzione delle relazioni tra Stati Uniti e Venezuela in cerca del prossimo catalizzatore. Nel frattempo, anche il gas europeo tratta in netto rialzo. Nel dettaglio, ad Amsterdam, il future Ttf a gennaio guadagna il 2,652% a quota 28,84 euro per megawattora. alb alberto.chimenti@mfnewswires.it (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)