MARKET DRIVER: Borsa -1,45%, geopolitica resta chiave (sentiment)
13/06/2025 12:03
MARKET DRIVER: Borsa -1,45%, geopolitica resta chiave (sentiment)
MILANO (MF-NW)--Ftse Mib -1,45% a 39.370 punti. "L'attacco di questa mattina segna una significativa intensificazione del conflitto tra Iran e Israele, entrato in una nuova fase nel 2024, quando i due Paesi hanno iniziato a scambiarsi attacchi diretti. Finora, le infrastrutture petrolifere non sembrano essere state compromesse. Tuttavia, i prezzi del petrolio sono aumentati del 12%, raggiungendo i 78 dollari al barile, il livello più alto dal 25 aprile, a causa del timore che un'ulteriore escalation potesse compromettere l'offerta iraniana, che attualmente si attesta a circa 3,3 milioni di barili al giorno, pari a circa il 3% della domanda globale. L'attacco serve anche a ricordare che la geopolitica rimane un fattore chiave alla base degli investimenti nei settori del petrolio, del gas e della difesa", commentano gli analisti di Mediobanca Research. Nell'Oil e nella Difesa le top pick degli esperti sono Leonardo Spa, Saipem, Repsol e Galp.
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FOCUS: mercati globali in forte tensione dopo escalation in MO (IG Italia)
13/06/2025 11:56
FOCUS: mercati globali in forte tensione dopo escalation in MO (IG Italia)
MILANO (MF-NW)--L'attacco di Israele all'Iran ha portato a un rally del petrolio, con il Wti che avanza del 7,22% a 74,37 dollari al barile e il Brent del 7,6% a 73,14 usd al barile. In forte rialzo anche il prezzo del natural gas Ttf con un +4%. "Male, invece, l'azionario europeo con ribassi degli indici di circa 1 punto percentuale. Torna a salire con prepotenza anche l'oro (principale asset rifugio) che segna nuovi massimi degli ultimi 2 mesi sopra i 3.400 usd l'oncia", osserva Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, aggiungendo che tra le valute guadagna terreno il dollaro statunitense.
LA TENSIONE HA TRAVOLTO L'INTERA REGIONE
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che l'intervento era necessario per fermare una minaccia nucleare "imminente e concreta". L'Iran ha subito perdite pesanti, tra cui l'uccisione di figure di spicco come il comandante delle Guardie Rivoluzionarie Hossein Salami, il capo di Stato Maggiore Mohammad Bagheri e diversi scienziati di rilievo che lavoravano nel programma nucleare di Teheran. "Diversi Stati mediorientali hanno chiuso il proprio spazio aereo per precauzione. L'Iran ha imposto un blackout mediatico interno e ha promesso una rappresaglia severa, definendo l'attacco un crimine che non resterà impunito". Israele, dal canto suo, ha dichiarato lo stato d'emergenza nazionale e ha mobilitato le forze armate lungo i confini. Nel frattempo, la comunità internazionale osserva con grande preoccupazione gli sviluppi del conflitto. Le principali potenze mondiali, dall'Unione Europea alla Cina, dall'Onu alla Turchia, hanno lanciato appelli urgenti alla de-escalation. "La situazione resta estremamente variabile e potenzialmente molto pericolosa con possibili ulteriori escalation. Tutti gli occhi sono puntati su Teheran e Tel Aviv, con la speranza che la diplomazia riesca a frenare le varie ritorsioni che rischiano di travolgere l'intero Medio Oriente e non solo", commenta Diodovich.
ESCALATION IN MO RAPPRESENTA MINACCIA SISTEMICA PER LA STABILITÀ DEI MERCATI GLOBALI
"I mercati finanziari internazionali si trovano in una fase di fortissima tensione a causa del rapido deterioramento della situazione tra Israele e Iran", sottolinea lo strategist. L'attacco aereo condotto da Israele su obiettivi militari e nucleari in territorio iraniano ha riacceso il timore di un conflitto su vasta scala in Medio Oriente, con ripercussioni immediate sia sul fronte energetico che su quello geopolitico. Gli investitori si stanno muovendo verso asset considerati più sicuri - come oro, dollaro e titoli di Stato americani - mentre le Borse risentono della crescente incertezza e della possibilità di un allargamento del conflitto." Il timore principale è che l'escalation possa estendersi ben oltre i confini di Israele e Iran, coinvolgendo attori regionali e globali, oppure innescando azioni di sabotaggio o rappresaglia su infrastrutture economiche critiche", commenta Diodovich, evidenziando che tra gli obiettivi potenzialmente a rischio ci sono le infrastrutture petrolifere e del gas naturale. "Basti pensare agli impianti strategici di South Pars (il più grande giacimento di gas naturale al mondo), le raffinerie di Abadan e Isfahan, oppure i terminal per l'esportazione di greggio situati a Jas e nell'isola di Karg, veri e propri snodi vitali per le esportazioni energetiche iraniane", osserva l'esperto, precisando che un attacco a uno di questi siti potrebbe causare gravi interruzioni dell'offerta globale di petrolio e gas, con conseguente impennata dei prezzi. Le compagnie energetiche globali stanno rivalutando i rischi operativi nella regione, e molte rotte commerciali vengono ridisegnate per evitare l'area del Golfo. Per Diodovich, l'attuale crisi tra Israele e Iran non è soltanto una questione di sicurezza internazionale, ma rappresenta anche una minaccia sistemica per la stabilità dei mercati globali. "Le prossime ore e giorni saranno cruciali: ogni segnale di de-escalation potrebbe calmare gli investitori, ma un ulteriore deterioramento rischia di alimentare uno shock energetico e finanziario globale. Da monitorare con particolare attenzione i seguenti asset: petrolio, gas naturale, oro, settore energetico e della difesa, e le valute rifugio come usd, chf e jpy", conclude lo strategist.
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