FOCUS: aumento spesa militare europea è la chiave per integrazione fiscale (Vanguard)
09/05/2025 11:58
FOCUS: aumento spesa militare europea è la chiave per integrazione fiscale (Vanguard)
MILANO (MF-NW)--La necessità di aumentare la spesa per la difesa potrebbe offrire l'occasione per trasformare in via permanente la politica fiscale dell'Unione Europea. A sostenerlo è Shaan Raithatha, senior economist di Vanguard, secondo cui proprio il tema della difesa rappresenta "un'opportunità unica per compiere il prossimo passo cruciale verso l'integrazione fiscale".
"Fin dalla nascita dell'euro, due domande hanno gravato sul suo futuro: si arriverà mai a un'unione fiscale? E senza di essa, la moneta unica è davvero sostenibile?", osserva l'economista. Dopo anni di tentennamenti e dopo la crisi del debito sovrano, l'Ue ha avviato un percorso graduale verso un maggiore coordinamento fiscale. La svolta, ricorda Raithatha, è arrivata in risposta alla pandemia di Coronavirus con la creazione del programma NextGenerationEU nel 2020. Il programma prevede che la spesa dell'Unione sia finanziata da obbligazioni comuni e che si concentri su obiettivi condivisi, come sostenibilità e digitalizzazione, con pagamenti a ciascun Paese basati sui risultati, "riducendo così il rischio di azzardo morale", sottolinea l'esperto.
Secondo Raithatha si tratta di un esperimento riuscito, ma l'Ngeu è temporaneo. "L'ultimo pagamento sarà effettuato nel dicembre 2026 e il rischio è che si perda lo slancio", avverte l'esperto, che individua nella nuova fase geopolitica la leva per rilanciare l'integrazione fiscale, rendendola permanente. "Nel 2025, la necessità di aumentare la spesa per la difesa è evidente. Le condizioni sono perfette: la minaccia alla sicurezza è comune, le reazioni politiche sono contenute e si può capitalizzare sull'esperienza del Ngeu", sostiene l'economista.
DIFESA COMUNE, COSTI CONDIVISI
Finanziare la difesa a livello europeo, spiega Raithatha, significa in primo luogo ridurre il costo del debito grazie al rating medio più elevato di un'emissione aggregata. Ma anche "rendere più efficienti gli appalti, ridurre la frammentazione industriale e incentivare ricerca e innovazione". Un processo che richiama quanto indicato anche nel rapporto Draghi sulla competitività europea. "Basti pensare che invenzioni come Internet, laser e microonde sono nate in ambito militare", sottolinea Raithatha.
LE BASI SONO GIÀ STATE POSTE
Secondo l'esperto, diversi segnali indicano che l'Unione si sta muovendo nella direzione giusta. L'adozione di politiche fiscali più prudenti da parte dei Paesi periferici ha ridotto il rischio di instabilità, con i rendimenti dei titoli decennali di Italia, Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda che sono ora entro 120 punti base rispetto ai Bund, evidenzia Raithatha. Inoltre, l'evoluzione degli strumenti della Bce, come le Outright Monetary Transactions (Omt) e il Transmission Protection Instrument (Tpi), ha rafforzato la capacità di contenere gli spread. Tutti elementi che, secondo l'analista, "ridimensionano la necessità di trasferimenti fiscali diretti tra Paesi, ovvero il modello classico di unione fiscale, da sempre osteggiato dall'opinione pubblica".
Il vero obiettivo è un "pooling sovrano mirato", ovvero l'emissione comune di debito finalizzata a obiettivi condivisi e monitorabili. "Un approccio più accettabile dal punto di vista politico soprattutto se si massimizza l'impatto economico utilizzando gli strumenti giusti al momento giusto" spiega Raithatha. "Questo è il secondo momento del 'whatever it takes' dell'Europa. Dobbiamo coglierlo", conclude l'economista.
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