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COMMENTO ENERGY: petrolio in lieve rialzo dopo calo scorte greggio Usa
17/07/2025 08:53
COMMENTO ENERGY: petrolio in lieve rialzo dopo calo scorte greggio Usa
MILANO (MF-NW)--I prezzi del petrolio trattano in lieve rialzo dopo che le scorte settimanali di greggio negli Stati Uniti sono diminuite più del previsto. Il Brent sale dello 0,07% a 68,57 dollari al barile, mentre il Wti cresce dello 0,23% a 66,52 dollari. In rialzo anche il gas naturale. Ad Amsterdam, il future Ttf con scadenza agosto guadagna lo 0,69% a 35,05 euro per megawattora.
Secondo quanto riportato dall'Eia (Energy Information Administration), le scorte settimanali di greggio negli Stati Uniti sono diminuite di 3,9 milioni di barili, attestandosi a 422,2 milioni, contro le attese di un calo più contenuto di circa 552 mila barili. Il dato riflette una maggiore attività di raffinazione, un'offerta più tesa e segnali di domanda in rafforzamento.
"C'è un certo supporto derivante dal contesto favorevole per i margini della raffinazione. Gli spread tra i prodotti restano relativamente ampi in tutte le regioni", ha commentato John Paisie, presidente di Stratas Advisors. Tuttavia, il sentiment è stato in parte raffreddato dall'inatteso aumento delle scorte di benzina e distillati. "Nonostante il calo delle scorte di greggio, l'accumulo di prodotti raffinati indica una domanda potenzialmente debole", avvertono gli analisti di Anz.
lvi
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*Borsa Tokyo: Nikkei chiude a +0,57% a 39.890 punti
17/07/2025 08:52
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COMMENTO CAMBI: euro/usd a 1,1584, focus resta su scontro Trump-Powell
17/07/2025 08:39
COMMENTO CAMBI: euro/usd a 1,1584, focus resta su scontro Trump-Powell
MILANO (MF-NW)--Il cambio euro/dollaro tratta in calo dello 0,50% a 1,1584, sotto quota 1,16, dopo che il presidente Usa Donald Trump ha smentito l'intenzione di licenziare il numero uno della Federal Reserve Jerome Powell. La notizia, emersa ieri sera su diverse testate statunitensi, aveva inizialmente fatto scivolare il biglietto verde, che ha poi recuperato dopo la smentita da parte dello stesso Trump.
"Non abbiamo intenzione di farlo, è altamente improbabile", a meno che "Powell non debba andarsene a causa di frode", ha dichiarato Trump. La smentita è arrivata a seguito delle dichiarazioni di un alto funzionario della Casa Bianca, riportate da vari media americani, secondo cui il presidente Usa avrebbe discusso martedì sera la possibilità di licenziare Powell nel corso di un incontro nello Studio Ovale. "Il presidente ha chiesto ai legislatori cosa ne pensassero del licenziamento del numero uno della Fed. Questi hanno espresso approvazione" e "Trump ha indicato che probabilmente lo farà presto", ha affermato il funzionario, senza però fornire ulteriori dettagli sulle tempistiche. Secondo il New York Times, Trump avrebbe addirittura mostrato ai legislatori la bozza di una lettera di licenziamento destinata a Powell.
"La rimozione o le dimissioni del presidente della Fed innescherebbero un'ondata di volatilità ribassista sul dollaro, con effetti duraturi", ha affermato Padhraic Garvey, responsabile della ricerca per le Americhe di Ing. Per John Hardy di Saxo Bank, un presidente della Fed "compiacente", intenzionato ad abbassare i tassi anche a fronte di pressioni inflazionistiche, rappresenterebbe "un veleno a lungo termine per il dollaro".
Secondo Juan Perez, senior director of trading di Monex Usa, "ciò che può compromettere davvero il valore del dollaro è un attacco, in qualunque forma, all'indipendenza e all'autorità della Federal Reserve". Una rimozione forzata di Powell sarebbe interpretata come un indebolimento dell'autonomia della banca centrale, minando la fiducia degli investitori nella credibilità del sistema finanziario statunitense.
Il presidente Usa ha più volte criticato Powell per non aver allentato la politica monetaria, e nelle ultime settimane la Casa Bianca ha contestato anche i costi del progetto di ristrutturazione della sede della Fed a Washington, un cantiere da 2,5 miliardi di dollari.
lvi
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*Gas naturale: future Ttf agosto in rialzo dello 0,69% a 35,05 euro
17/07/2025 08:36
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Giappone: -0,5% a/a esportazioni giugno, pesando dazi Usa su settore auto
17/07/2025 08:35
Giappone: -0,5% a/a esportazioni giugno, pesando dazi Usa su settore auto
MILANO (MF-NW)--Le esportazioni giapponesi sono diminuite dello 0,5% su base annua a giugno, registrando il secondo calo mensile consecutivo dopo il -1,7% di maggio, deludendo le attese degli analisti che stimavano una crescita dello 0,5%. A pesare è stato il rallentamento della domanda estera, in particolare da parte di Stati Uniti e Cina, in un contesto ancora bloccato sul fronte dei negoziati commerciali con Washington.
Inoltre, il surplus commerciale del Giappone si è ridotto a 153,1 miliardi di yen a giugno, rispetto ai 221,3 miliardi dello stesso mese del 2024 e ben al di sotto delle aspettative di 353,9 miliardi. Le esportazioni totali si sono attestate a 9.162,6 miliardi di yen (-0,5% a/a), mentre le importazioni sono salite dello 0,2% a 9.009,5 miliardi, sostenute dagli incentivi pubblici mirati a rafforzare la domanda interna di famiglie e imprese.
In particolare, le spedizioni verso gli Stati Uniti - secondo mercato di riferimento per Tokyo - sono diminuite dell'11,4% su base annua, peggiorando ulteriormente rispetto al -11% di maggio. Si tratta, secondo l'economista Marcel Thieliant (Capital Economics), del calo più marcato dal 2020, durante la prima fase della pandemia Covid. Il segmento più colpito è quello automobilistico: le esportazioni di veicoli (auto, autobus, camion) verso gli Usa si sono contratte del 26,7% a giugno, dopo un crollo del 24,7% a maggio.
Le auto rappresentano oltre un quarto delle esportazioni giapponesi, e dal 3 aprile sono soggette a un dazio Usa del 25%. Secondo i dati doganali, a fronte di un aumento del 4,6% nei volumi, il valore delle esportazioni di auto verso gli Usa è crollato del 25,3%, segno che i produttori stanno assorbendo il dazio nei margini attraverso tagli ai prezzi.
Il presidente Usa Donald Trump ha ribadito che a partire dal 1* agosto entreranno in vigore dazi del 25% su tutte le importazioni dal Giappone, (un punto percentuale in più rispetto al 24% annunciato nel Giorno della Liberazione). "Non mi aspetto un accordo ampio con Tokyo" prima del 1* agosto, ha dichiarato il presidente Usa, affermando che "probabilmente rispetteremo la lettera". Il principale negoziatore giapponese, Ryosei Akazawa, ha replicato sottolineando che un eventuale accordo dovrà includere concessioni sul settore auto e che non intende sacrificare l'agricoltura per ottenere intese affrettate.
Secondo alcuni analisti, l'aggravarsi delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti potrebbe spingere l'economia giapponese - già contrattasi nel primo trimestre - verso una recessione tecnica. Nel 2023, le esportazioni di beni e servizi hanno rappresentato circa il 22% del Pil del Giappone.
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