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Birra: AstraRicerche/Moretti, per 7 italiani su 10 è la bevanda della 'spontaneità'
04/07/2025 20:46
Birra: AstraRicerche/Moretti, per 7 italiani su 10 è la bevanda della 'spontaneità'
MILANO (MF-NW)--Per oltre 7 italiani su 10 (75,2%), la birra si conferma come la bevanda che porta spontaneità nei momenti di convivialità. È questo uno dei risultati dell'indagine inedita condotta da AstraRicerche per Birra Moretti, che esplora come sono cambiate le abitudini degli italiani nei momenti legati al cibo e alle bevande, e il loro rapporto con l'essere autentici, spontanei: un valore che il brand abbraccia con la campagna istituzionale "Come piace a noi", espressione autentica dello stare insieme all'italiana.
"Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a una importante trasformazione della convivialità, che riflette un'evoluzione culturale più ampia: oggi si ricerca e apprezza di più la spontaneità come manifestazione autentica dello stare insieme. In questo scenario, la birra ha ritrovato un ruolo centrale. - spiega Alfredo Pratolongo, Corporate Affair Director Heineken Italia e Presidente Fondazione Birra Moretti - È la bevanda della socialità, versatile e trasversale, capace di adattarsi a ogni gusto, ogni piatto, momento e contesto, creando occasioni di incontro autentiche. Birra Moretti ha saputo leggere le evoluzioni dei nostri stili di vita, mantenendo forte il proprio legame con la cultura gastronomica italiana. Ha fatto da apripista nel portare la birra sulle tavole come parte integrante dell'esperienza culinaria, contribuendo a diffondere una nuova sensibilità nel rapporto tra birra e cibo. Oggi riafferma il ruolo di marca guida con uno sguardo contemporaneo e al futuro, riaffermandosi come simbolo di una convivialità dai tratti più informali ma che rimane asse portante della nostra cultura alimentare".
Con la campagna "Come piace a noi", Birra Moretti si fa interprete di questo cambiamento sociale e culturale, mettendo al centro i valori della spontaneità, dell'autenticità, della convivialità libera dai formalismi.
La campagna rappresenta il cuore pulsante dell'evoluzione naturale del nuovo posizionamento di Birra Moretti, inaugurato ad aprile con il lancio del nuovo spot TV "Come piace a noi" e ulteriormente rafforzato dalla terza edizione della web serie 'Come piace a noi: il weekend' - il nuovo format on air sul canale YouTube del brand che celebra la spontaneità come vero stile di vita e il piacere autentico di stare insieme.
com/fus
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MARKET DRIVER: dati economici Usa potrebbero iniziare a mostrare delle crepe (Federated Hermes)
04/07/2025 19:23
MARKET DRIVER: dati economici Usa potrebbero iniziare a mostrare delle crepe (Federated Hermes)
MILANO (MF-NW)--Dall'inizio di maggio, il rendimento del Treasury statunitense a 10 anni si è mosso in un intervallo ristretto tra circa il 4,20% e il 4,60%, mentre il mercato attende maggiore chiarezza su diversi fronti. "Le rilevazioni su fiducia di consumatori e imprese (i cosiddetti soft data) continuano a mostrare segnali di indebolimento, mentre i dati economici più concreti (hard data), come l'occupazione e la produzione, hanno invece tenuto. Tuttavia, nel prossimo futuro, potrebbero emergere delle crepe", afferma R.J. Gallo, head of Municipal Bond Group di Federated Hermes. L'effetto combinato del "Big Beautiful Bill" e degli introiti da dazi "resta difficile da quantificare", spiega l'esperto. E se da decenni il mercato obbligazionario tollera un deficit elevato, "non è detto che ciò valga anche nei prossimi mesi". In questo contesto carico di interrogativi, la strategia suggerita da Gallo è quella di mantenere una posizione neutrale in termini di duration. "Riteniamo che i dati hard Usa inizieranno a indebolirsi, spingendo la Fed a riprendere il ciclo di tagli sospeso da tempo. Di conseguenza, i rendimenti dei Treasury potrebbero iniziare a scendere già nei prossimi mesi", conclude l'esperto.
lvi
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Dazi: impatto è mitigato da capacità diversificazione imprese italiane (Sevendata)
04/07/2025 19:02
Dazi: impatto è mitigato da capacità diversificazione imprese italiane (Sevendata)
MILANO (MF-NW)--Il valore dell'export italiano nel 2024 è stato pari a 624 miliardi di euro, con una crescita media annua del 5,3% rispetto al 2019, segnale di vitalità anche in un contesto turbolento. Germania (11,4%), Usa (10,4%) e Francia (10%) sono i primi tre mercati di destinazione, con una base di oltre 200 Paesi serviti dalle imprese italiane. È quanto emerso dal report Focus Export di SevenData, impresa specializzata nell'erogazione di dati e servizi per lo sviluppo del business e la prevenzione dei rischi di credito.
La Germania, si legge in un comunicato, si conferma il primo mercato export con una crescita media annua al +3,93%, mentre la Francia resta un partner sinergico e complementare (+4,25%). Prendendo in esame alcuni settori che compongono la voce export su scala nazionale, meccanica e produzione di macchinari rappresentano uno dei pilastri più solidi. Con quasi 100 miliardi di euro (99.841.507.204) il comparto è un simbolo della capacità di innovazione e precisione delle imprese italiane. Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte sono le regioni trainanti del comparto, che trova in Germania (9.985.036.560) e Stati Uniti (12.818.152.080) i principali mercati di sbocco. Lo studio restringe il perimetro della ricognizione concentrandosi sul tema delle soluzioni commerciali alternative agli Usa nei settori meccanica e macchinari. Francia (7.859.454.888) e Paesi Bassi (2.231.076.444) sono destinazioni naturali di diversificazione: Paesi con una domanda consolidata di tecnologie e un ecosistema industriale affine. Anche la Polonia (3.111.761.510) si configura come un altro sbocco promettente.
Mettendo sotto la lente di ingrandimento il farmaceutico, a livello totale in Italia si superano i 53 miliardi di euro (53.828.520.900) di export. Toscana, Lazio e Lombardia sono le regioni che ospitano i principali cluster farmaceutici, con una forte propensione a orientarsi verso Stati Uniti ed Europa centrale. La farmaceutica italiana ha una forte esposizione verso gli Usa, con il 19% del giro d'affari indirizzato al mercato americano (10.059.694.022 euro). I dati indicano come Belgio (7.141.860.870 euro) Svizzera (9.119.190.783 euro) e Paesi Bassi (4.968.909.996 euro) possano essere mercati alternativi credibili. Facendo convergere l'attenzione sull'agroalimentare, con 46 mld di euro (45.892.879.906) di export nel 2024, il comparto racconta la storia di una tradizione che ha saputo innovarsi e conquistare i mercati mondiali. In uno scenario di dazi, i produttori italiani di vino, pasta, olio e formaggi rischierebbero un contraccolpo diretto. Tuttavia, Polonia (1.437.679.235 euro) e Austria (1.311.234.030 euro) si posizionano come sbocchi alternativi in crescita.
Scorrendo l'analisi nella sezione della ricerca dedicata ai territori, emergono alcune evidenze su base regionale. Fra queste, la Lombardia si conferma come la regione leader, con 163 mld di euro (163.922.132.969) di export. I dati mostrano una forte vocazione industriale, con meccanica, metallurgia e chimica posizionati come comparti principali. Il rischio di dazi Usa è mitigato da una rete consolidata di relazioni in Europa e dalla capacità delle imprese lombarde di diversificare i mercati. Francia e Belgio emergono come partner strategici per la meccanica e la chimica, mentre la Svizzera offre opportunità nel farmaceutico. Con 83,6 mld di euro di export (83.632.303.471), l'Emilia-Romagna è un esempio di come tradizione e innovazione possano coesistere. Soprattutto nella meccanica e nell'agroalimentare, la regione è molto esposta verso gli Usa (10.481.657.697 euro, il 12% dell'export regionale). I dati suggeriscono di puntare, per l'Emilia-Romagna, su Francia, Spagna e Austria come mercati alternativi.
Focalizzando l'attenzione sull'economia veneta, ne risulta un export di 80 mld di euro (80.151.023.158) confermandosi così terza regione italiana. Il comparto alimentare e la moda sono i motori principali, mentre la meccanica rappresenta un segmento complementare. La Germania costituisce il primo mercato (10.533.044.277 euro) del Veneto, ma si stanno rafforzando i rapporti con Polonia (2.951.324.553 euro) e Austria (2.396.110.301 euro). In caso di dazi Usa, questi mercati potrebbero assorbire parte dei flussi, grazie a una domanda in crescita e a un forte apprezzamento per la qualità italiana.
Il Piemonte, a seguire nella scala dei valori dell'export nelle singole regioni, esporta oltre 60 miliardi di euro (60.529.039.935), confermandosi come la regione dell'automotive (12.509.871.638 euro) e della meccanica avanzata. La Francia (9.250.017.033 euro) è il primo cliente, seguita da Germania (8.031.911.490 euro) e Usa (5.048.706.451 euro). Il rischio di dazi sui mezzi di trasporto è concreto, ma i dati indicano come Polonia (3.218.329.377 euro) e Francia (9.250.017.033 euro) rappresentino alternative credibili, soprattutto per la componentistica. In ordine discendente, si intercetta il Friuli-Venezia Giulia, una regione con un export di oltre 19 miliardi di euro (19.058.390.566), spinto da metallurgia (4.061.636.511) e meccanica (3.234.623.311). La posizione geografica strategica e i collegamenti logistici con l'Europa centro-orientale fanno del Friuli-Venezia Giulia un hub naturale per la diversificazione in caso di barriere verso gli Usa.
"Dalla ricerca condotta dal centro studi di SevenData emerge che le tendenze globali indicano una crescente regionalizzazione delle catene di fornitura. Di conseguenza, i Paesi dell'Europa centrale e orientale (Polonia, Austria, Paesi Bassi) sono diventati partner stabili e affidabili dell'Italia. L'ipotesi di dazi Usa sulle importazioni italiane, nello stesso tempo, ci ha indotto a riconfigurare una mappa delle strategie di mitigazione che le imprese e i territori possono attivare per affrontare questa sfida: la Germania si consolida come primo mercato di sbocco, la Francia come partner sinergico e complementare, Polonia, Austria e Belgio come mercati emergenti con una domanda in aumento. La Svizzera sta percorrendo le dinamiche tipiche di un hub neutrale per la farmaceutica e i prodotti ad alto valore aggiunto", ha dichiarato Fabrizio Vigo, founder e ceo di SevenData e curatore dello studio.
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FOCUS: Ipo a Londra ai minimi da 30 anni, solo 160 mln gbp raccolte in 1* semestre (Cnbc)
04/07/2025 18:31
FOCUS: Ipo a Londra ai minimi da 30 anni, solo 160 mln gbp raccolte in 1* semestre (Cnbc)
MILANO (MF-NW)--La Borsa di Londra continua a perdere smalto come centro globale di raccolta dei capitali. Nei primi sei mesi del 2025, le quotazioni avvenute sul listino britannico hanno raccolto appena 160 milioni di sterline (circa 219 milioni di dollari), secondo quanto rilevato da Dealogic. Si tratta del livello più basso di raccolta da ipo da almeno trent'anni, ovvero da quando il provider ha iniziato a raccogliere dati nel 1995.
A pesare, scrive Cnbc, è la fuga delle società a forte potenziale di crescita, tra piani rinviati e cambi di rotta. Il colosso Shein, per esempio, avrebbe abbandonato l'intenzione di quotarsi a Londra per ripiegare su Hong Kong. E Cobalt Holdings, investitore nel settore metalli sostenuto da Glencore, ha confermato di aver cancellato i piani di ipo nel Regno Unito. Ma non è solo questione di nuove quotazioni: a giugno la fintech Wise ha annunciato lo spostamento della propria quotazione principale da Londra a New York, e secondo indiscrezioni anche il gigante farmaceutico AstraZeneca - attualmente il titolo più capitalizzato del Ftse 100 - starebbe valutando un trasferimento della sede di quotazione negli Stati Uniti. Kristo Kaarmann, ceo e cofondatore di Wise, ha motivato la scelta parlando di maggiore visibilità sul mercato statunitense e di accesso "al mercato dei capitali più profondo e liquido del mondo".
Neppure dopo la crisi finanziaria del 2008 Londra aveva registrato un dato così modesto: nel primo semestre del 2009 due Ipo avevano raccolto 222 milioni gbp. Quest'anno, la quotazione più significativa è stata quella della società di servizi professionali Mha, che ad aprile ha raccolto 98 milioni gbp sull'Aim. Il confronto con gli Stati Uniti è impietoso. Secondo Dealogic, nei primi sei mesi dell'anno le Borse Usa hanno accolto 156 nuove quotazioni per un totale di 28,3 miliardi di dollari.
Nonostante i dati, secondo Samuel Kerr, responsabile Ecm di Mergermarket, qualche segnale di ripresa si intravede: "Dopo anni di incertezza normativa e politica, stiamo vedendo più aziende tornare a considerare seriamente Londra per le proprie quotazioni", ha dichiarato in un'intervista a Cnbc. Il primo ministro Keir Starmer ha promesso riforme per rilanciare i mercati dei capitali britannici, impegnandosi a rimuovere regolamentazioni "inutilmente penalizzanti". Già lo scorso anno, la Financial Conduct Authority ha semplificato alcune regole di quotazione per incentivare il mercato.
Tuttavia, secondo Janet Mui, responsabile analisi di Rbc Brewin Dolphin, il rallentamento delle Ipo è fenomeno globale. "È facile essere pessimisti con notizie come queste, ma la realtà è più complessa: incertezza macro e condizioni finanziarie restrittive hanno rallentato le quotazioni ovunque", ha scritto in una nota. Un barlume di speranza arriva da Visma, colosso dei software norvegese, che secondo il Financial Times avrebbe scelto Londra per la propria quotazione. "Questo dimostra che l'interesse da parte di società a forte crescita c'è ancora , ma servono ulteriori sforzi per rendere Londra più attrattiva", ha concluso Mui.
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Dazi: Codogno (Lc Macro), quelle che spaventano di più sono le tariffe settoriali (Class Cnbc)
04/07/2025 18:12
Dazi: Codogno (Lc Macro), quelle che spaventano di più sono le tariffe settoriali (Class Cnbc)
MILANO (MF-NW)--Il tempo stringe. Il 9 luglio termina la sospensione di 90 giorni concessa dall'amministrazione Trump sui dazi doganali, le cosiddette tariffe del Giorno della Liberazione. Tuttavia, secondo Lorenzo Codogno, visiting professor della London School of economics e fondatore di LC Macro advisors, "è una scadenza che facilmente slitterà".
"Non so se per il 9 luglio gli europei e gli statunitensi saranno pronti a chiudere un accordo. Innanzitutto ricordo che i negoziati commerciali comprendono testi da centinaia di pagine e che solitamente richiedono anni, quindi non si tratterà di un vero e proprio accordo quadro, ma di uno schema dentro il quale si dovrà trovare un'intesa su tutte le varie voci", ha dichiarato Codogno in un'intervista a Class Cnbc.
"Mi sembra chiaro che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non cederà sui dazi generalizzati del 10%. Il rischio è che per alcuni Paesi l'aliquota venga alzata verso il 20%, ma quello che spaventa di più sono le tariffe settoriali, per intenderci quelle sull'acciaio, l'alluminio, l'automotive, che sono state alzate al 50%", ha avvertito il professore. "Se per un dazio al 10% possiamo discutere se finisce a carico del consumatore, dell'importatore o dell'esportatore, per un'aliquota al 50% non è così", ha aggiunto, avvertendo che con dazi al 50% l'esportatore "finisce spiazzato dal mercato". Secondo Codogno, "la situazione più auspicabile è che per far contento Trump si mantenga il dazio al 10%, ma che si riescano a togliere tutti gli altri, perchè sono quelli che fanno male. Un dazio sul settore farmaceutico sarebbe drammatico".
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